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sabato 11 maggio 2024

Il Volto Femminile della Medicina

Il Volto Femminile della Medicina
Dott. Christiane Northrup intervistata da Rhonda Miller
D: Il suo tema per la conferenza all’A.R.E. è “Avere Fiducia nella
Saggezza del Nostro Corpo”. Perché pensa che la gente non abbia
fiducia nella saggezza del proprio corpo?
R: Veniamo su in un sistema medico e in un sistema societario che
crede che noi, come esseri intellettuali, siamo superiori al nostro
corpo, che il nostro corpo non sia connesso alla nostra vita. In altre
parole, la nostra salute non è connessa con i nostri pensieri, le nostre
azioni, le nostre emozioni e così via. Quindi abbiamo tutto questo
sistema di pensiero che non unisce i punti per vedere che il corpo è un
barometro della vostra vita. Il vostro stato di salute è un barometro
per come state andando, come state pensando. Questo non significa
che siamo colpevoli per le nostre malattie, bensì significa che se si è in
sintonia col proprio corpo, lo si può usare come un sistema di guida
per sapere quali cose fare di più, quali cose fare di meno e così via.
D: Pensa che ci sia mai un momento in cui i sintomi fisici non siano
legati a problemi emotivi o spirituali?
R: Ad un livello pratico, di tutti i giorni, sì. Ma considerando tutto il
quadro, probabilmente no. Il fatto è che la mente prende la cosa più
minuscola - Oh, perché ho un raffreddore? Perché mi cola il naso?
Oppure, perché mi prude il ginocchio sinistro? Sicuramente sto
facendo qualcosa di sbagliato. - Si può diventare matti così. Quindi
direi che tutto è collegato, ma praticamente lo si vuole fare con delle
pennellate molto larghe.
D: Pensa che ci sia un approccio prettamente femminile alla medicina?
R: Senza alcun dubbio. Assolutamente sì. Il lato femminile o lato
destro del cervello, o quello che preferisco chiamare l’energia yin, ha a
che fare con le emozioni, col nutrire, ricevere. L’ostetricia, il campo di
cui mi sono occupata, è la metafora perfetta. Per essere una brava
ostetrica bisogna sapere come stare in disparte senza far niente. In
ostetricia si fa effettivamente più danno agendo troppo, intervenendo
troppo. La dott. Gladys Mc Garey, con tutti i neonati che ha fatto
nascere ... noi due, come persone che passiamo moltissimo tempo
facendo nascere dei bambini, comprendiamo la forza dell’energia di
sostegno in una stanza, energia che non necessariamente deve fare
qualcosa se non permettere la guarigione che avviene in modo
naturale. Non occorre farla accadere. Non occorre togliere nulla o fare
nulla.
D: Lei ha detto “permettere la guarigione”?
R: Per gli umani è naturale guarire. Ci stiamo sempre muovendo verso
la guarigione.
D: Anche la dott. Gladys McGarey parlerà a quella conferenza. Pensa
che il lavoro che fate entrambi sia diverso in qualche modo
particolare?
R: Sì. Gladys ha una specie di studio di famiglia dove vede uomini,
donne e bambini. E io ho sempre lavorato con delle donne.
D: Avete mai lavorato insieme?
R: Non abbiamo mai lavorato insieme nello studio. Abbiamo lavorato
insieme nel comitato dell’Associazione Americana di Medicina Olistica.
Abbiamo fatto insieme del lavoro amministrativo. Ho sempre onorato i
suoi libri, e il lavoro che lei ha fatto è stato molto ispirante per me
quando ero agli inizi del mio lavoro. Ci conosciamo da anni.
D: In che modo il suo lavoro influenza gli uomini? O ha in qualche
modo un messaggio per gli uomini?
R: Sì. Ce l’ha. Gli uomini che vengono da me - e ci sono molti uomini
che amano il mio lavoro - dicono che permette loro di mettersi in
sintonia con la saggezza del loro corpo. Oppure, quando vedono che le
loro mogli, sorelle o madri sono state aiutate da questo approccio,
questo permette loro di rivolgere l’attenzione verso se stessi. Perché
anche gli uomini, naturalmente, hanno un lato femminile. Nella nostra
cultura il loro lato femminile è sicuramente in cattive condizioni. Si
insegna loro, da quando sono dei ragazzini, di averne davvero paura. I
ragazzi grandi non piangono - quel tipo di cose.
D: Paura di che cosa?
R: Paura del loro lato femminile. Hanno paura dei loro sentimenti. Si
insegna loro di tenere il labbro superiore rigido e di non essere in
contatto con ciò che sentono.
D: Lei menziona nel suo libro sulla saggezza della menopausa come a
volte donne e uomini cambiano a quell’età, in cui le donne convergono
l’attenzione maggiormente verso l’esterno e gli uomini più all’interno.
R: E’ verissimo. Lo vedo dappertutto. Ho un’amica - lei e suo marito
sono entrambi di mezza età, hanno quasi 50 anni. Lei torna a casa dal
lavoro e lui vuole parlare di come egli si sente nel suo lavoro e lei dice:
“Oh, Dio mio - per 30 anni ho passato il mio tempo a discutere dei miei
sentimenti. Voglio solo che il lavoro venga fatto.” Loro due si sono
cambiato di posto. Lei mi ha detto che lo trova davvero molto
divertente.
D: Sul suo sito Internet c’è scritto che per anni lei ha fatto delle diete e
ha cercato di cambiare la forma del suo corpo. Poi menziona il
“terrorista interiore”. Può spiegarlo?
R: Il terrorista interiore è una parte di noi che guarda nello specchio e
trova dei difetti e addirittura stronca delle parti del corpo. E’ quando si
guardano i propri fianchi e ci si dice: ‘Che didietro grasso hai’. Oppure,
‘guarda che cellulite’. Oppure, ‘questo pende giù e sei un macello’.
Questo monologo con se stessi, ciò che in testa ci si dice a proposito
del proprio corpo, che il corpo non sta facendo quello che dovrebbe
fare. Non ha l’aspetto che dovrebbe avere, e così via.
D: Quindi come l’ha affrontato?
R: Letteralmente ho guardato nello specchio. Ho messo un blocchetto
per le prescrizioni sullo specchio. Diceva: “Accetto me stessa,
incondizionatamente, proprio adesso.” E lo dicevo ad alta voce alla
mattina e alla sera. Per 40 giorni.
D: Per 40 giorni?
R: Per 40 giorni. Penso che ci sia qualcosa di magico in questo. Sa,
Cristo fu nel deserto per 40 giorni e 40 notti. C’è qualcosa in quel
numero che sembra cambiarci. Dicono che ci vogliono da tre a quattro
settimane per creare un’abitudine - neurologicamente parlando ci
vuole quel tempo. Quindi, quello che ho notato è che circa nella
seconda settimana riuscii a sentire la voce del terrorista interiore, ma
non feci nulla in proposito. Dissi soltanto, grazie per la partecipazione.
E’ un processo di consapevolezza, di rendersi conto delle voci che
abbiamo in testa, e di sapere che non occorre agire al loro comando. E
che si può scegliere di avere compassione per il proprio corpo.
D: Questo assomiglia a quello di cui parla Louise Hay.
R: Assolutamente. Louise è un’altra amica mia. Amo Louise.
D: Nel suo libro La Saggezza della Menopausa lei parla del secondo
centro emotivo (cioè gli organi pelvici) e del suo rapporto con la
creatività. Può offrirci qualche breve guida sul come svelare questa
creatività?
R: Sì. Eccone uno veloce. E funziona bene davvero. Dite a voi stessi o
fatevi dire questo da un’amica - “Se davvero qualcosa fosse possibile,
velocemente, facilmente ed ora, che aspetto avrebbe la tua vita? Con
chi vivresti? Dove vivresti? Che cosa faresti? Che cosa indosseresti?
Nei dettagli minimi possibili, se davvero qualcosa fosse possibile. E poi
semplicemente cominciate a parlare o a scrivere. In questo modo
saprete che cosa la vostra creatività vi sta dicendo di fare. Ora
l’impedimento nel far questo viene da tutti i ‘dovrei’ che avete
imparato dalla cultura sul perché non potete farlo, averlo o esserlo.
D: Nel libro lei parla di come le donne cambiano da una “corrente
alternata” di intuizione e saggezza ad una “corrente diretta” durante
la menopausa. Che effetto ha questo sulle donne e le persone
che vivono con esse?
R: Durante il periodo di cambiamento la diplomazia degli anni di
corrente alternata spesso fa saltare una valvola, non ci si
interessa di diplomazia. E’ come dire “ho davvero cercato di
essere gentile per circa 45 anni, ed ora basta.” Così, quello che
succede è che i problemi che vi fanno arrabbiare con la vostra famiglia
o con i vostri colleghi di lavoro sono sempre dei problemi reali.
Significano sempre che non ricevete qualcosa che desiderate o di cui
avete bisogno. Ma il modo in cui potreste esprimerlo può essere un po’
più diretto che in passato. Nel momento, però, in cui avete superato la
menopausa, la nuova saggezza intuitiva è molto ben stabilita e quello
che succede è, se andate con quell’energia, e voi andate con
quell’energia, e vivete tramite essa, che non sentite il bisogno di
lottare per alcunché. O di lottare con qualcuno. Dite semplicemente: “
Sai una cosa? Non voglio vedere quel film, quindi voi andate pure
senza di me.” E’ veramente semplice. Vi rendete conto: ok, non ho
tutto quel tempo a disposizione e per la verità non voglio fare questo
adesso.
D: Quindi è così che riconosce quella saggezza?
R: Sì. Tutto quel periodo della menopausa, che può cominciare da un
giorno all’altro se vi tolgono le ovaie e durare fino a 13 anni quando è
un processo naturale, in effetti serve a risvegliare la vostra voce
intuitiva. All’inizio non ci potete credere. Avete avuto la tendenza di
circondarvi di persone che vi riflettono ogni cosa in cui avete creduto
fino a quel momento. Il vostro ambiente, la vostra casa, i vostri vestiti,
la vostra città. Sono tutti dei riflessi di ciò che credete sia possibile
nella vostra vita.
D: Quindi, trova per se stessa e per altre persone che a quel punto c’è
sempre un cambiamento, nel vostro ambiente?
R: Oh no. Molte, molte donne hanno lavorato molto prima su tutti
questi problemi. Le farò un esempio perfetto. Una mia amica ... suo
marito è morto di cancro quando lei aveva 38 anni. E lui è morto a
casa. Lei ha attraversato un periodo di dolore così profondo e di
riorganizzazione profonda della sua vita che, quando è emersa da
quell’esperienza, lei aveva ridotto in briciole la sua vita per poi
ricostruirla. Poi nel periodo della menopausa ci fu forse un piccolo
cambiamento qua e là per quanto riguarda i suoi colleghi di lavoro, ma
assolutamente nient’altro. Quindi moltissimo dipende da quanto si ha
messo sotto il tappeto fino a quel momento.
D: Può descrivere quello che chiama la “chiarezza di visione”? Una
tolleranza crescente per l’ingiustizia?
R: Sì. Nella mia vita personale cominciai a vedere che ripetutamente
avevo fatto parte di uno schema, di consegnarmi, cioè, a dei
personaggi di autorità e di aspettarmi da loro che si prendessero cura
dei dettagli, delle finanze, di tutto. Pensavo che loro fossero più bravi
di me a farlo. La conclusione per me era che dovevo fare la brava
ragazza. Una ragazza buona. Quel tipo di ragazza che piace agli
uomini. Così, quando mi sono seduta qui perché dovevo rifare una
dichiarazione finanziaria per la mia banca, ho notato che nel giro di tre
anni ho cambiato il mio contabile, ho cambiato il mio consulente
d’investimenti. Non ho più un marito. E ci sono altre persone con cui
facevo degli affari con cui non faccio più affari - sia maschi che
femmine. Oppure degli amici che avevo che non vanno più bene per
quella che sono diventata. E’ perché voglio essere circondata da quelle
persone che possono vedermi nel mio scopo più alto possibile e che
non hanno bisogno di farmi più piccola di quella che sono per farli
stare meglio.
D: Secondo lei, quanto tempo c’è voluto per tutto questo, perché tutto
questo avvenisse?
R: In verità già stava avvenendo quando avevo 20 anni. Solo che ho
avuto una fase di accelerazione quando ho cominciato a prendere
Synarel, un farmaco per rimpicciolire il mio tumore fibroso. Questo
farmaco induce una specie di menopausa artificialmente rapida. I miei
pensieri diventarono più nitidi e la mia pazienza, per ciò che non
funzionava, diminuì. Stavo seguendo quella prescrizione da soli due
mesi, ma allora mi trovavo comunque già abbastanza avanzata nel
processo della premenopausa, così dopo un anno e mezzo entrai in
modo naturale nella menopausa. Le mie mestruazioni cominciarono a
diminuire ed ebbi delle vampate di calore. Per prima cosa arrivò
l’immunizzazione iniziale e poi la vera menopausa fu una iniezione
supplementare. La cosa eccitante per me è che la mia vita è migliorata
su tutti i livelli oltre ogni immaginazione possibile.
D: Su tutti i livelli, cioè?
R: Finanziariamente, fisicamente, emotivamente, nella carriera. E’
stupefacente. E’ come se la saggezza del corpo avesse questo sensore
incorporato per ciò che si deve fare e con chi lo devi fare. E quando
non lo segui hai dei sintomi. Penso che questa sia la causa di molti casi
di depressione di mezza età nelle donne.
D: Nel suo libro lei parla della fine del suo matrimonio di 24 anni e
della conoscenza di se stessa che ne faceva parte. Ma che cosa dice
alle donne che stanno allevando dei figli e si tengono un lavoro e
spesso sono a corto di tempo e denaro?
R: Hanno bisogno di fare ciò che ha senso per loro durante quel
periodo. Le faccio un esempio perfetto. Supponga di essere in un
matrimonio in cui ha la certezza assoluta che questa è la persona
sbagliata. Ma lei non ha l’assicurazione medica e ha invece un figlio
con un cancro. Non ha nessuna possibilità di uscire da questa
situazione. Perché sulla gerarchia della scala dei bisogni, i suoi bisogni
vengono dietro a quelli di suo figlio. Ci sono dei periodi in cui questo è
il caso. L’altra cosa però che le persone mi hanno scritto e che ho visto
nella mia vita è che ci sono delle donne che si sono appena alzate
dicendo: “Guarda, le circostanze del nostro rapporto devono
cambiare.” Hanno detto questo al loro marito e guarda! Lui cambia e la
loro vita è migliore di quanto non sia mai stata. Quindi, sa, la porta si
apre in entrambe le direzioni. E sia uomini che donne attraversano un
sacco di cambiamenti nella mezza età, e, secondo me, c’è molto di più
da guadagnare a rimanere insieme facendo entrambi uno sforzo per
cambiare - c’è molto di più da guadagnarci. Mentirei se non dicessi che
questo è stato difficile per i miei figli. Ma quasi altrettanto difficile
quanto vedere la loro madre ammalarsi e morire a 55 anni, cosa che, lo
sapevo intuitivamente, sarebbe successa a me. Posso fare quella
affermazione solo per me stessa. Non posso farla per un’altra donna.
D: E quanti anni avevano quando vi siete separati?
R: 16 e 18.
D: Secondo lei, qual è il consiglio più importante che lei possa dare alle
ragazze adolescenti sulla saggezza del corpo?
R: La cosa più importante che vorrei insegnare loro è innamorarsi del
loro ciclo di creatività che è riflesso nel loro ciclo mestruale. Se
davvero riescono a mettersi in sintonia con esso e mettersi in sintonia,
per esempio, nel mese in cui hanno dei crampi, con ciò che stavano
facendo in quel mese. Qual era la loro dieta, come erano i loro
rapporti. E così via. Se riescono ad usare il loro ciclo mestruale per
quello che in realtà è, come la mia amica Mona Lisa lo chiama, un
sistema di lavaggio piscina a riflusso, prima della mestruazione, una
volta al mese, tutto ciò che non funziona nella propria vita vi colpisce
fra gli occhi e poi avete un mese per ripulirlo. E quando lo
fate avete un periodo privo di sforzi.
D: Ma moltissime ragazze, specialmente quelle atletiche, si
allenano e sono occupate e non sembrano far caso al loro
ciclo mestruale. Non è così?
R: D’accordo, non ci fanno caso. Questa è tutta la nostra
cultura.
D: Cercano di ignorarlo?
R: La nostra cultura vorrebbe farci credere che non ne abbiamo. E che
non sia connesso alla nostra vita.
D: Voglio dire, se sono in un gruppo di atletica leggere e corrono
diversi chilometri per la loro preparazione atletica, esse
semplicemente continuano ad allenarsi.
R: Sì.
D: Pensa che sia giusto? O va bene per il corpo?
R: Per qualcuno va bene, e per altri no. Quello che possono fare, anche
se possono comunque allenarsi, è essere più attente. Possono fare
qualcosa come rallentare ed essere più pensose, anche nel bel mezzo
dell’azione.
D: So che sta lavorando su un libro che ha come tema delle madri e le
loro figlie. E’ così?
R: Sì.
D: Qualche anticipazione?
R: Ogni lavoro che una madre fa su se stessa per diventare un essere
umano integro, ogni lavoro che ella fa per migliorare e rendere più
completa la sua vita ha un effetto profondamente positivo sulla salute
di sua figlia.
D: Questa è una buona notizia.
R: Questa è una notizia veramente ottima. Tutto quel lavoro, non c’è
bisogno che lo facciate con vostra figlia. Dovete farlo con voi stesse,
altrimenti non potrete essere utili a vostra figlia.
D: C’è una domanda che le donne le fanno dovunque?
R: Mi fanno moltissime domande sul ricambio di ormoni. E anche
sull’osteoporosi. Ma se avessimo un gruppo misto di persone ci
sarebbero molte domande sul seno. C’è molta paura per il cancro al
seno. Ma poi tutte le domande si riducono al fatto che le donne in
realtà sanno nel loro intimo che cosa fare. Siamo state educate ad
avere una persona di autorità a dirci che cosa dobbiamo fare, così che
l’autorità possa confermare la nostra propria saggezza interiore. Penso
che il mio lavoro sulla Terra sia stato proprio questo, confermare ciò
che le donne già sanno, e quindi esse diventano sempre più forti. Ci
sono milioni di approcci al ricambio di ormoni. Ci sono milioni di
approcci all’osteoporosi. Ma tutti gli approcci buoni richiedono di
assumere delle sostanze naturali come la soia o degli ormoni bio-
identici e l’esercizio fisico, l’allenamento con i pesi e avere la migliore
possibile dieta, ma anche trovare veramente piacere nel cibo. Vedo che
le donne hanno davvero il bisogno di prendersi il tempo per godersi il
cibo. La maggior parte delle donne ha bisogno del dessert
regolarmente. Davvero.
D: Nei suoi libri lei è stata molto franca sul suo viaggio fisico, emotivo
e spirituale. C’è qualcosa di cui pensa che la gente non lo sappia che
vorrebbe che sapesse? O che è importante per loro sapere?
R: Sì. Una proiezione che mi arriva spesso e che mi sorprende è che
sapevo cosa volevo fare da quando ero una ragazzina e che sono
andata dritta verso la meta. Come se non avessi mai avuto dei dubbi,
mai dei dolori e come se sembrassi sempre concentrata e all’altezza
della situazione. Niente di questo è vero.
D: Davvero?
R: No. Non sapevo di fare la dottoressa finché infine decisi che il titolo
di laurea in medicina è migliore di quello in lettere, ed ero esausta di
fare la dattilografa.
D: Quanti anni aveva allora?
R: Ventuno. Era dopo il college. Mi sento come se la mia vita fosse
stata guidata dagli angeli, non dal mio intelletto. In qualche modo finii
in una scuola medica per sbaglio. Finii nel reparto di ostetricia perché
piangevo quando vedevo nascere un bambino. In altre parole, ho
seguito le mie risposte emotive alle cose e sono andata avanti con
esse. E questo ha funzionato davvero benissimo.
D: E’ una bella cosa. C’è qualche singolo motto di saggezza che ogni
donna dovrebbe seguire?
R: Sì. E’ fidati di te stessa. E fidati del tuo primissimo istinto, pensiero
o emozione sulla situazione prima di convincere te stessa che stai
sbagliando. Riesco a guardare una lettera che mi chiede di fare una
conferenza o di fare qualcos’altro, e ancora prima di leggerla mi arriva
una sensazione in merito. Se seguo questa sensazione, invece di ciò
che imparo intellettualmente nel leggerla tutta, non mi sbaglio mai. Ma
se permetto che l’intelletto venga coinvolto posso davvero trovarmi in
difficoltà.
Venture Inward, settembre-ottobre 2002
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